07/04/2015

Etichette: scatta obbligo di origine per le carni

La Repubblica – 31/3/2015

 

Etichette: scatta obbligo di origine per carni suine, ovine, caprine e pollame

Dopo il bovino, dal primo aprile sarà obbligatorio in tutta l'Ue indicare la provenienza di maiale, agnello, capretto e volatili per effetto del regolamento europeo sull'etichettatura alimentare. Il ministro Martina: "Tracciabilità fondamentale per garantire sicurezza". I consumatori: "Vittoria a metà"

 

 

ROMA - Braciole e arista di maiale, cosciotti e carrè di agnello non saranno più anonimi. Dal primo aprile diventa infatti obbligatorio in tutta l'Ue indicare in etichetta l'origine delle carni fresche, refrigerate o congelate suine, ovine, caprine e di volatili (ad esempio pollo e tacchino non italiani, visto che il pollame nostrano è già etichettato con la provenienza dai tempi dell'influenza aviaria). La novità è prevista dal regolamento europeo 1337/2013, attuativo del Regolamento della Commissione europea 1169/2011, entrato in vigore il 13 dicembre 2014, che ha stabilito le nuove norme sulle etichette alimentari. In etichetta dovremo dunque poter leggere il luogo dell'allevamento e della macellazione, mentre l'origine potrà apparire, su base volontaria, se la carne è ottenuta da animali nati, allevati e macellati nello stesso Paese. Sono state stabilite una serie di norme per ogni tipo di produzione, in modo da garantire che il luogo dell'allevamento corrisponda con il luogo in cui l'animale ha trascorso una parte sostanziale della sua vita.  Per le carni macinate dovrà essere indicato se sono state allevate e macellate nell'Ue o in Paesi non appartenenti all'Unione europea.

Istruzioni per l'uso. In sintesi potremo trovare le seguenti indicazioni:
"Allevato in…" seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo e poi "Macellato in…" (seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo);
oppure:
 "Origine…" seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo ma solo se l’animale è nato, allevato e macellato in un unico Stato membro o Paese terzo.

Come abbiamo visto, solo se l’animale è nato, allevato e macellato in uno stesso Paese (ad esempio in Italia) si scriverà "Origine: Italia". In caso contrario si apporrà la dizione "Allevato in …" con l’indicazione del Paese dove si considera sia avvenuto sostanzialmente gran parte dell’allevamento.
Facciamo un esempio per la specie suina. Si potrà scrivere "Allevato in Italia" solo se l’animale:
-      viene macellato sopra i 6 mesi ed ha trascorso almeno gli ultimi 4 mesi in Italia;
-      è entrato in Italia ad un peso inferiore ai 30 kg e viene macellato ad un peso superiore ad 80 kg;
-      viene macellato ad un peso inferiore ad 80 kg ed ha trascorso l’intero periodo di allevamento in Italia.

Si completa così un percorso iniziato circa 13 anni fa con l'obbligo di etichettatura di origine per la carne bovina, introdotta sotto la spinta dell’emergenza "mucca pazza" con il regolamento Ce 1760/2000, che impose l’obbligo di indicare anche il luogo di nascita, oltre a quello di allevamento e macellazione. Soddisfatto il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina:  "Da oggi un’etichetta più trasparente per queste carni – ha commentato il responsabile del Mipaaf - completa un lavoro fatto dall’Italia a Bruxelles fin dal momento in cui abbiamo dovuto affrontare il caso della mucca pazza. Questo regolamento, così come ogni strumento che rende più trasparente l’etichetta, va nella giusta direzione. Per noi l’origine dei prodotti – ha concluso - è fondamentale e per questo motivo continueremo un serio impegno sull'origine come tratto distintivo del lavoro delle nostre aziende e per una più forte garanzia per la sicurezza dei consumatori".

I consumatori: si poteva fare di più. Alcune associazioni dei consumatori, pur sottolineando l'importanza del provvedimento, ne evidenziano anche le carenze: "La novità è grande e importante per i consumatori - sottolinea ad esempio il Movimento per la difesa del cittadino (Mdc) -  ma l'etichetta di suini, ovini e volatili non può essere paragonata per trasparenza e completezza a quella della carne bovina, per la quale a prescindere dal periodo di allevamento o età dell’animale si dovrà sempre indicare dove l’animale è nato, sezionato e macellato. Forse un'occasione persa?". Anche per l'associazione Codici si tratta di una "vittoria a metà".

Ancora esclusa la carne di coniglio. Oltretutto dalla nuova norma restano ancora escluse la carne di coniglio, particolarmente diffusa a livello nazionale, e quella di cavallo oggetto del recente scandalo, ma anche le carni di maiale trasformate in salumi. "Una carenza particolarmente grave che va colmata al più presto in una situazione in cui in Italia - denuncia la Coldiretti - due prosciutti su tre sono fatti da maiali stranieri ma il consumatore non lo può sapere, e la situazione non è certo migliore per salami, soppressate, coppe o pancette. Su questi prodotti come su altri - conclude l'associazione degli agricoltori - l'eventuale obbligo dell’origine dipenderà dagli studi di impatto che la Commissione Europea sta realizzando, con un certo ritardo sui tempi previsti dal Regolamento 1169/2011, nonché dalle successive valutazioni politiche degli Stati membri". L'esclusione di coniglio, cavallo e salumi è sottolineata anche dall'associazione Adoc: "Ci auguriamo che questa mancanza possa essere risolta in brevissimo tempo - dice il presidente Lamberto Santini - l’etichettatura ha senso se completa e comprensiva di ogni alimento".

Ripieni e piatti pronti. Quanto invece alla carne contenuta nei ripieni e nei piatti pronti, ad esempio tortellini o lasagne, per il momento l'Europarlamento ha dato voto favorevole all'indicazione di origine. La palla passa ora nel campo dell'esecutivo Ue, che non ha ancora deciso nessuna azione.

Le tappe dell'indicazione di origine. L'indicazione d'origine in etichetta delle carni diverse da quella bovina arriva, dunque, dopo un percorso più che decennale dell'Ue. Ecco un breve riepilogo dei vari passi compiuti dall'Europa su questo fronte. Dal 2002, come già ricordato, è scattato l'obbligo per la carne bovina. Dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Il 1° luglio 2009 è scattato l'obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta  resta ancora anonima oltre che

per i salumi, anche per i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L'Italia è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 quello di etichetta per il pollo made in Italy per effetto dell'influenza aviaria; a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

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